Il segreto giapponese per orchidee splendide: il metodo che sta conquistando tutti

Le orchidee sono fiori estremamente apprezzati per la forma e varietà che questa specie, spiccatamente di origine tropicale, riesce ad avere da sempre, fin dalla “scoperta” da parte degli europei che l’hanno iniziata a classificare e “domesticare” oramai svariati secoli fa, intorno al Settecento. Tra i vari metodi di cura spicca quello giapponese, uno dei più diffusi.

Cura delle orchidee

La cura delle orchidee è sempre un po’ qualcosa “a se”, in quanto va ad impattare in modo particolare rispetto ad altre specie floreali. Non è stato finora infatti possibile far adattare al 100 %, per questo mantengono un qualcosa di “selvatico” che porta le cure a replicare quanto più possibile il loro habitat naturale.

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Si tratta di qualcosa che è naturalmente conosciuto da parte dei botanici ed esperti di questi fiori, oggi diffusi in buona parte del mondo, ma che sono originari delle zone come le foreste tropicali del centro e sud America. Contesto che si rifà ad uno specifico, in quanto varie specie di orchidee vivono selvaticamente alla base di piante spesso secolari e molto imponenti.

Per definire un ambiente adatto può essere impiegato liberamente il termine di “equilibrato”. Queste piante infatti necessitano di un terreno specifico (chiamato anche Bark, costituito da un mix di substrato e pezzi di corteccia di alberi) ma anche un ambiente umido a sufficienza e soprattutto “costante” anche nelle temperature. Le cure per questo devono essere non dissimili da questo contesto.

Umidità

Essendo piante originariamente e naturalmente evolutesi attraverso un contesto tropicale, l’umidità ambientale non deve essere mai sotto una certa soglia, quindi ad esempio non scendere mai, neanche di notte, sotto una gradazione del 55 %, attestandosi di norma nella migliore intorno all’umidità del 70 %. Una cura come quella “giapponese” parte da questo presupposto.

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Non sistemare la pianta nei pressi di caloriferi, ma anche ventilatori, condizionatori d’aria o qualsiasi apparecchiatura in grado di modificarne in modo improvviso e non “naturale” l’apporto di umidità, per questo possiamo scegliere di vaporizzare in maniera molto accorta le foglie (evitando di bagnare il resto della pianta), quando fa molto caldo di tipo secco.

L’umidità deve essere sempre presente, è una specie tropicale, ma sempre portata in un contesto di buona capacità dell’orchidea di eliminare quella in eccesso. Ogni 2 o 3 anni, se la pianta è adulta, va rinvasata, solitamente si sceglie di farlo in un vaso più grande (solo leggermente) di quello precedente (se siamo alle prime armi possiamo utilizzare vasi trasparenti per comprendere lo stato di salute delle radici).

Irrigazione e rinvaso

In questo modo anche le radici saranno ben evidenti, ed essendo questa specie disposta ad avere molto spesso anche le radici aeree, sono queste le sezioni da tenere d’occhio: il rinvaso quindi è una buona occasione, quando necessario per eliminare le sezioni oramai secche così come le radici che tendono troppo verso il colore scuro.

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Le radici devono essere sempre piuttosto turgide, tendenti verso un verde – grigio ed apparire in salute, ben innestate nel vaso e non “costrette” troppo, altrimenti la specie non potrà crescere molto. Ovviamente in caso di rinvaso dobbiamo impiegare del nuovo substrato (il bark), controllando che questo possa avere una buona capacità drenante.

Il modo probabilmente migliore per irrigare l’orchidea è il sistema dell’immersione, da effettuare quando abbastanza in profondità ne substrato la pianta non manifesta presenza di umidità. Basta prendere la pianta con l’intero vaso e collocarlo fino a circa 3/4 dell’altezza dello stesso in una bacinella di acqua a temperatura ambiente per alcuni minuti e lasciando scorrere via quella in eccesso.

Fioritura

Le varie tipologie di orchidee possono fiorire in varie sezioni dell’anno, ed è questo uno dei più grandi crucci di chi è alle prime armi: seppur in salute e ben tenuta, una pianta di orchidea può avere enormi difficoltà nel fiorire. Generalmente per tempistiche comunque sono necessari alcuni fattori specifici sia ambientali che nutrizionali.

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Una precedente operazione di concimazione (ne esistono specifici per queste specie) ma anche un contesto ben illuminato, tenendo però cura della posizione: la luce è importante ma mai quella diretta che è troppo aggressiva, inoltre è essenziale mantenere la temperatura costante intorno ai 18 – 26 gradi centigradi, esiste però un modo per stimolare la fioritura se tardiva o assente.

Ovvero stimolare la crescita dei fiori tenendo il vaso all’esterno, in un luogo leggermente più fresco della naturale posizione alla quale la pianta è abituata, naturalmente sempre un contesto ben riparato dal vento e dal freddo, riportandola naturalmente nel luogo “originale” al mattino presto. In questo modo si sviluppa una condizione di “stimolo” naturale per la specie che migliora la possibilità di fioritura.

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